Mercante e viaggiatore veneziano. Figlio del mercante Niccolò, appartenne
a un'antica famiglia originaria della Dalmazia, trasferitasi a Venezia. Dopo un
lungo viaggio (1266-69) durante il quale il padre e lo zio Matteo si erano
spinti nelle regioni dell'Asia centrale fino a Pechino ed erano entrati in
contatto con il gran Khan Qubilay, supremo signore mongolico, nel 1271 venne
intrapresa un'altra spedizione con l'incarico di consegnare un'ambasceria al
gran Khan Qubilay da parte del pontefice Gregorio IX, a cui partecipò
questa volta lo stesso
P. Partiti da Laiazzo (l'odierna Ayas, sul Golfo
di Alessandretta), i tre attraversarono l'Asia anteriore e poi l'Asia centrale;
superate le alte valli del Pamir e il deserto di Lop, affrontarono il Deserto
dei Gobi e dopo aver attraversato le steppe mongoliche giunsero, dopo un viaggio
di tre anni e mezzo, nel Catai, e infine a Pechino.
P. ottenne presto la
fiducia del Khan, il quale gli affidò numerose missioni diplomatiche che
lo portarono fino al Tibet, alla Birmania, allo Yünnan, consentendogli di
approfondire la conoscenza degli usi e dei costumi delle popolazioni di molte
delle regioni dell'Asia orientale e, in particolare, della Cina centrale. A
P., benché straniero, il sovrano affidò inoltre per tre anni
il governo della popolosa città cinese di Yangchow. Nel 1292, decisi a
tornare in patria, Niccolò, Matteo e
P. si unirono a una missione
che avrebbe dovuto condurre la principessa cinese Cocacin in sposa ad Argun
Khan, sovrano della Persia. Il viaggio per mare, dopo aver toccato la penisola
di Malacca fino a Sumatra, lo Sri Lanka e le coste occidentali dell'India, si
concluse con l'arrivo a Hormuz, dopo circa due anni dalla partenza. Trascorsi
nove mesi presso la corte persiana, i tre ripartirono, e attraverso Trebisonda,
Costantinopoli e Negroponte rientrarono a Venezia nel 1295. Dai pochi documenti
superstiti, si evince che, dopo aver ripreso l'attività commerciale,
P. venne fatto prigioniero dai Genovesi, probabilmente nella battaglia di
Curzola (1298). In seguito al trattato di pace tra le due Repubbliche (1299),
P. venne liberato e sposò la nobildonna Donata Badoer, dalla quale
ebbe tre figlie. Durante il periodo trascorso in carcere, narrò un
resoconto dei suoi viaggi al compagno Rustichello da Pisa, che ne fece una
trascrizione in un francese ricco di vocaboli e di forme italiane: l'opera, nota
in Italia con il titolo di
Milione
(V.), offre un
quadro particolareggiato, ricco di osservazioni puntuali e dati concreti,
dell'Asia unificata dai Mongoli (Venezia o Curzola 1254 - Venezia 1324).
Gli itinerari dei viaggi di Marco Polo